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Controllare i roditori in un’azienda alimentare non è un dettaglio tecnico.
È una parte essenziale del lavoro, al pari della qualità delle materie prime o della pulizia degli impianti.

Quando un topo o un ratto entra in un ambiente di produzione, non porta solo sporco. Porta rischio biologico, danno economico e perdita di fiducia. Basta un episodio per compromettere tutto: controlli, certificazioni, clienti.

Negli ultimi anni i dati sono chiari:

  • Circa due aziende alimentari su tre rilevano segni di roditori nelle vicinanze.
  • La loro presenza aumenta di oltre cinque volte il rischio di contaminazione da Salmonella o Listeria.
  • In Europa, si stima che un quinto degli alimenti venga danneggiato o contaminato da roditori prima di arrivare al consumo.

(Fonti: Quality Assurance Magazine, IFSQN, PMC)

Un buon piano di controllo non si basa solo su esche e trappole.
Serve metodo.
Serve costanza.
Serve osservazione.

Tre cose fanno la differenza:

  1. Prevenzione strutturale: chiudere punti d’ingresso, sistemare crepe, mantenere puliti i perimetri.
  2. Monitoraggio continuo: verifiche regolari, dispositivi ben posizionati e aggiornati.
  3. Analisi dei dati: registrare, confrontare, capire i movimenti per intervenire prima che il problema cresca.

La differenza tra chi “fa derattizzazione” e chi gestisce il rischio roditori sta tutta qui:
non aspettare che il problema si presenti, ma prevenirlo.

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